Eugenio Bronzetti il fotografo
di
NOSRAT PANAHI NEJAD
“EUGENIO BRONZETTI IL FOTOGRAFO”
1) Il serbatoio tematico dei fotografi dell’inizio del Novecento fu tanto vasto quanto il presunto enciclopedismo della stessa immagine ottica. La fotografia, questa supplenza meccanica dell’occhio, rappresenta la prima e decisiva aggressione fatale alla manualità sino ad allora insita in qualsiasi forma di fare immagine. Tale supplenza rese riprendibile e traslabile la totalità dell’esistente.
Nacque così la categoria della FOTOGENIA(1) la quale poneva fine alla felice fase della loggia che aveva avuto il suo elemento cardine nell’univoco invaghimento del fotografo affetto da necrofila mania per il volto in posa. E, contemporaneamente, un duplice movimento sostituiva la precedente staticità fotografica: da un lato, il movimento fisico del fotografo spinto ad oltre passare le pareti della loggia verso gli spazi aperti, e, dall’altro, il dinamismo e la mobilità assunta dall’occhio stesso modificarono la lenta e limitata riproducibilità della loggia con un’ altra molto più estesa ed onnivora quella della molteplicità dell’esistente. E cosi la ricerca dell’ESPRESSIONE, meta iconografica e pittorica sino al decadere del primo ventennio dell’800, si tramuta in ricerca della FOTOGENIA.
La caratteristica della FOTOGENIA, a differenza di quella dell’ESPRESSIONE, risiede nella sua totale disponibilità ed estraibilità (maieutica) da tutto quanto l’esistente e, perciò anche dal “brutto” e dal “senza grazia”. La FOTOGENIA, poi, nel volger del tempo, dilata così tanto la sfera del tema da poter stordire l’occhio medesimo offrendogli scenari ed incastri visivi inediti. Allora la pratica della posa, già elemento fondante della loggia arretra fin al punto da divenire una memoria utilizzabile soltanto in precipue condizioni. Per il resto la prepotenza dell’energia e del movimento(2) insieme alla fluida disponibilità dello scatto plasmarono fino al secondo dopo guerra sia i fotografi sia la fotografia!
2)
Eugenio Bronzetti “Fotografo industriale e di architetto”(3) si iscrive a pieno titolo in questa realtà. Emblematica risulta la sua prima fotografia scattata quando egli aveva soli 14 anni: un’ immagine panoramica realizzata dall’alto di una ciminiera ma ancora con i mezzi e con l’ attrezzatura d’uso corrente nella loggia.
Bronzetti già nella fase del suo apprendistato fotografico abbandona la statica produzione loggiesca girovagando per la città, fiutando delle possibili connessioni tra la tecnica industriale e quella della chimica e della fotografia. L’inizio della sua attività coincide, oltre che con l’ ampliamento della tematica fotografica, anche con il sorgere di una certa passione per l’ erranza visiva.
[Tra il 1925 e il 1935 Eugenio Bronzetti insieme a Dante cappellani (n.1890- m.1969) riuscirono a consolidare anche a Palermo il nuovo modo di intendere la fotografia gettando le basi per il lavoro dei grandi fotografi palermitani del dopo guerra(4)].
3)
La natura cosciente e logica delle fotografie di Bronzetti e soprattutto la consapevolezza della meccanicità dell’atto di fotografare distinguono la sua produzione da un qualsiasi anacronistico concetto della fotografia dalle presunzioni pseudo liriche e letterarie di stampo naif. Bronzetti è il fotografo che nella fase più matura della sua attività impone ben volentieri una logica di costruzione alle sue immagini. Egli si affianca, agli architetti, agli ingegneri, e ai progettisti di fama, applicando, le leggi della fotogenia alle richieste dei committenti.
I generi prediletti coi quali Bronzetti inventa maggiormente sono due: il fotomontaggio industriale e gli interni architettonici. Entrambi generi non richiedono dal medium nessuna enfasi e nessuna ideologia depauperistica da “eterni senza scarpe”! Ma al contrario richiedono un felice ritorno alla natura logica del medium stesso.
Riteniamo che con tale atteggiamento professionale Eugenio Bronzetti abbia vissuto l’Era fascista ed abbia fatto il fotografo ufficiale per l’Ente di Colonizzazione e del Latifondo Siciliano(5). In realtà in questo suo amore “non accademico” per la precisione dello strumento, per un uso logico e costruttivo, del medesimo ravvisiamo una labile ma incisiva memoria dei propositi di grandezza metropolitana coltivati dai palermitani sin dalla rivoluzione del 1860.
Le 85000 matrici, tra i negativi e le lastre, tuttora esistenti nel suo archivio, in realtà rappresentano prima di tutto la sua età (6) e la sua longeva attività fotografica traducibile in un enorme e quasi incontrollabile corpus di immagini dalle sfaccettature argomentative e dagli alti e bassi qualitativi assai diversi e controversi. Ne elenchiamo per argomenti: “vita quotidiana contadina”; “vita quotidiana urbana”; “interni di famiglie”; “lavoro contadino”; “lavoro artigianale”; “lavoro industriale”; “vita fascista”; “bambini”; “scolari”; “giovani”; “donne in fotogenia”; “fotomontaggi industriali”; “fotografie aree”; “fotografie di guerra”; ecc.
4)
Ritornando al nostro incipit sottolineiamo che in questo contesto dai contorni diversi, la FOTOGENIA ha demolito le convinzioni argomentative privilegiate della loggia e, ha esteso l’ineluttabilità di ogni scatto fotografico su tutto l’esistente facendo sfuggire l’arte dell’immagine meccanica dalle idealizzazioni mitologiche e dalle mimesi servili e smunte di stampo letterario. Ma, nello stesso tempo, la FOTOGENIA ha cercato di operare sul concetto stesso dell’ ESPRESSIONE obbligando il fotografo a diventare ESPRESSIONE egli stesso. Il fotografo benché, sia ancora lontano da un’ attitudine metafisica alla Morandi ha comunque sin qui dato molto per sconvolgere, arrichendo, le coordinate generali della grammatica visiva.
Eugenio Bronzetti a noi pare che sia uno di questi fotografi.
Nosrat Panahi Nejad
Note:
1) La FOTOGENIA nasce quasi insieme alla fotografia. Venne presa in grande considerazione dal dibattito teorico cinematografico tra gli anni ’20-’30.
La FOTOGENIA per quanto concerne la fotografia ne indica e presuppone la riuscita tecnica ed estetica divenendo una sorta di chiave di volta per la comprensione del linguaggio fotografico stesso.
Si potrebbero elencare un insieme di elementi che concorrono alla invenzione di un’ immagine fotogenica: l’esattezza dell’angolo di ripresa, la composizione, il taglio dell’inquadratura, il tipo di luce, il gioco divisorio dei piani, la distanza metrica tra l’obbiettivo e il soggetto/oggetto, il colore (se è applicato), ecc..
Inoltre la FOTOGENIA al contrario dell’ESPRESSIONE è in un certo senso già preesistente nella materia-soggetto. La sua messa in forma è di competenza dell’occhio quindi della finezza e della maturità dello stile e del calcolo visivo.
Poichè il linguaggio fotografico non vive di uno scambio-dialogo con i miti o con gli archetipi, giacchè è perennemente sito nell’attuale, così l’intrinseco fotogenico che determina la FOTOGENIA non necessita una nobiltà della materia, una bellezza preparatoria. La FOTOGENIA prende in considerazione, indistintamente, dalla sfera del visibile, tutto l’esistente elevando ogni argomento allo statuto di “soggetto” e di “personalità”.
2) Per quanto riguarda lo specifico campo della fotogrfaia è opportuno richiamare l’attenzione su alcuni nodi della teoria dell’arte fotografica e per esempio, sulla “fotodinamica” e sulla “fotografia in movimento” dei futuristi italiani. Di queste due proposte futuriste chi si è occupato attivamente e con un certo fervore fu Anton Giuglio Bragaglia. Inoltre è opportuno citare il punto di vista del movimento futurista espresso nel Manifesto Fotografico da Marinetti. Ne citiamo le prime due righe:
“La fotografia di un paesaggio, quella di una persona o di un gruppo di persone, ottenute con armonia, una minuzia di particolari ed una tipicità tali da fare dire: “…sembra un quadro”.. è cosa per noi assolutamente superata. […] (11 aprile 1930) F.T. Marinetti Tato
3) Si legge proprio così sul suo biglietto da visita.
4) A proposito di Dante Cappellani vorrei ricordare il suo ottimo servizio su “Il Palazzo delle Poste” di Palermo. Si tratta di una sequenza documentaria realizzata su commisione e connessa all’inaugurazione dell’edificio stesso avvenuta il 28 ott. 1934. Occorre ricordare che l’edificio in questione oltre ad essere un esempio di architettura di epoca contemporaneamente è una sorta di museo di arte futurista a Palermo .
Anna Maria Ruta nel suo saggio introduttivo al volume che raccoglie le fotografie di Dante Cappellani scrive quanto segue: ” Nel palazzo delle Poste di Palermo due ambienti in particolare sono segnati da questa evidente impronta avanguardistica, la Sala delle Conferenze e lo Studio del Direttore Provinciale ” (…). Le pareti della Sala sono impreziosite da cinque grandi tele (1.95×3.20) di Benedetta Cappa Marinetti [(Roma 1898- Venezia 1977), allieva di Balla e moglie di Marinetti]; un misto tra tempera ed encausto, dipinto per il Palazzo di Palermo tra il 1933 e 1934 (…), esemplari di tutta l’aeropittura futurista ispirata al tema dei mezzi di comunicazione tecnologica (sintesi delle comunicazioni terrestri, marittime, aeree, telegrafiche, telefoniche, radiofoniche)…
In Dante Cappellani, “il Palazzo delle Poste di Palermo, testi di Maria Antonietta Spadaro, Anna Maria Ruta, edi. Guida. Palermo, 1993.
5) Vedi la riproduzione delle lettera con cui l’organo competente incarica Eugenio Bronzetti a lavorare per l’ Ente in questione. Riproduzione pag. 7.
6) Crediamo che ogni archivio fotografico abbia prima di tutto presente in se‚ una valenza polisemica che è proprio del detentore. L’indagine su un fotografo, sulla sua produzione è anzitutto una ricerca per ricostruire la memoria visiva del fotografo stesso. In questo tentativo tutto: eventi, cronaca, guerra, miseria, permanenza dell’ antico (nel nostro specifico il contesto siciliano), ecc. può essere di ausilio, di ritorno e per comprendere meglio il punto di vista dell’attore- facitore .
Biografia:
Eugenio Bronzetti (1870-1997)
Figlio d’arte, nasce a Palermo il 24 ottobre 1906 da Benedetto (9 novembre 1870 Palermo, 12 dicembre 1944 Roma) e da Celestina Interguglielmi (27 aprile 1880, 3 agosto 1957 Palermo).
Eugenio è il secondo genito di una famiglia non numerosa: un fratello Giuseppe (28 ottobre 1904,30 novembre 1944), due sorelle Maria Rosa (1913) e Annunziata (1925).
Nel 1920 in un modo puramente fortuito scatta la sua prima fotografia dall’ alto di una ciminiera della Centrale Elettrica sita in via Alessandro Volta.
Cinque anni più tardi, dopo aver appreso dal padre i rudimenti del mestiere lo sostituirà nella direzione dell’atelier. Man mano intensifica la sua attività lavorando su commissione per diversi enti e società industriali. Tra 1941-1942 realizza le sue famose fotografie per l’ Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano. La lettera n. prot. 18704 /A/P datata 11 dic. 1941 anno XX, recita quanto segue: ” Eugenio Bronzetti è incaricato di eseguire, per conto di questo Ente e nelle varie province dell’Isola, le fotografie di Borghi rurali, Case coloniche, Strade di benefica, ponti, sorgenti, bevai, piantagioni e vedute panoramiche nelle Zone latifondistiche ” ….
Dopo questa importante esperienza egli nel 1943 si trasferisce a Roma ove rimane sino al 1947. Qui collabora con riviste e giornali, soprattutto realizza molti servizi fotografici per la rivista Tempo di Milano. Nel 1944 dopo la scomparsa di suo padre torna a Palermo riprendendo la sua attività fotografica e lavorando sino al 1981 realizzando innumerevoli servizi fotografici di varie ma mai di attualità politica e di cronaca.
SCHEDA
TITOLO: Eugenio Bronzetti il fotografo(1906 – 1997)
DI: Nosrat Panahi Nejad
CON Eugenio Bronzetti – Costantin Ram
FOTOGRAFIA, AUDIO, MONTAGGIO: Nosrat Panahi Nejad
DURATA: 52 minuti
PRODUZIONE: II versione, Palermo,1997-98